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Come le affini 208 e 328, aveva motore centrale e trazione posteriore.
Nell'avviare il progetto della nuova vettura, l'intento dell'azienda era di affiancare e poi sostituire la "Dino GT4", il modello di entrata della gamma che non aveva sollevato grande entusiasmo, invece riscosso dalla precedente Dino 246, tra gli appassionati e gli acquirenti.
Al fine di accentuare l'immagine corsaiola e permettere una linea più filante, oltre a riprendere la configurazione a due posti secchi della Dino 246, era stata prevista una carrozzeria particolarmente leggera, in modo da assecondare eventuali aspirazioni corsaiole dei gentleman-driver acquirenti.
Per lo studio della linea e degli interni fu incaricata la Pininfarina che affidò il compito a un team di designer, guidati da Leonardo Fioravanti. La sagoma del nuovo modello risultò chiaramente ispirata alla "512 BB", maggiormente affinata nell'equilibrio formale e con aggiunte delle vistose prese d'aria laterali, poste sotto la linea di cintura, evocative della "Dino 246".[2]
La realizzazione della carrozzeria venne commissionata a Sergio Scaglietti, storico collaboratore della Ferrari per la costruzione delle auto da competizione, con particolare esperienza nel trattamento dei materiali compositi.
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